Translate

venerdì 17 aprile 2015

Da "Cara, porto fuori il cane" - Verso Forte Diamante

E’ forse il momento più torrido della giornata, lo sperone della collina di Genova tra la vallata del Polcevera e quella del Bisagno si erge di fronte a loro brulla e assolata. Marco pensa con un po’ di fatica alla lunga camminata in salita che li aspetta. Quella che in passato era stata una gita incantevole in mountain bike ora sembra quasi una via dolorosa verso un imprecisato Calvario.


Eppure c’è qualcosa in comune tra la spensierata gita di allora e l’arduo cammino di oggi: ancora pochi passi e non saranno più nella tumultuosa città di Genova, ma saranno in uno spazio e una dimensione diversa, apparentemente lontani anni luce dalla civiltà che alle loro spalle sembra indifferente al loro cammino...........................................................................................................................................................................
Ma chi è veramente Shulamid?

Infondo la conosco pochissimo. Forse il momento in cui ci siamo conosciuti un po’ di più è stato quel giorno, poco più di una settimana fa, quando io e Alice eravamo seduti accanto a lei attorno ad un tavolino all’aperto al bar Hillel a Gerusalemme, all’angolo tra la Jaffa Road e la via Regina Helena.

Aspettavamo Elisa di ritorno da un campo nel deserto, dove aveva accompagnato un gruppo di ragazzi e, al solito, era in ritardo.

Faceva caldo. Alice e Shulamid avevano preso una spremuta di melograno ed io una birra gelata.
Gente di ogni genere passava lungo la Jaffa, area pedonale in questo tratto: molti turisti abbronzati e sbracciati, qualche ebreo ortodosso avvolto in una palandrana scura col caratteristico cappello in testa che camminava con passo rapido e busto teso in avanti, un ragazzo arabo in corsa per qualche commissione, abitanti della zona, con borsa della spesa in mano.
Ogni tanto il tranquillo andirivieni dei pedoni era appena movimentato dal passaggio, in un senso o nell’altro, di un convoglio di metropolitana leggera che, col caratteristico scampanellio, faceva scostare un poco i passanti dalla parte centrale della via pedonale, percorsa dai binari..............

lunedì 6 aprile 2015

Da: "Cara, porto fuori il cane" - Punta Santa Croce

Nota anche lei la busta. Non c’è neanche più una scritta in caratteri maiuscoli sopra.
 Non c’è n’è più forse bisogno, o non c’è stato il tempo per scriverla. Marco sta per aprirla.
“Un attimo”
esclama Shulamid. La controlla con attenzione e afferma gravemente: “È stata già aperta e richiusa. I misteriosi inseguitori evidentemente hanno già letto il messaggio. Ora aprila.”

Marco la apre febbrilmente e leggono.
Non abbiamo avuto tempo, dobbiamo trovarci in altro posto.”
“Già ma quale?” si dicono quasi all’unisono Marco e Shulamid, guardandosi perplessi negli occhi, con aria smarrita e interrogativa.


Ormai è passato mezzogiorno e il sole splende alto sul mare, riflettendo una striscia luccicante sulle acque appena increspate. Come sempre in una bella giornata il panorama da Santa Croce è abbagliante nella sua bellezza, con una vista che si estende su tutto il golfo Paradiso, dal promontorio di Portofino a Genova fino, in lontananza, alla costa ligure di ponente. La maestosa scenografia, piena di serenità e calma, filtra agli occhi di Marco e Shulamid tra le fronde dei pini marittimi, in un contrasto lancinante con la marea tempestosa di dubbi e ansie che passa nei loro animi.