Translate

mercoledì 20 maggio 2015

Il poemetto del nonno - ricordi

Quanti ricordi dei miei parenti, quando ero bambino: la famiglia di mio padre, uomo che ricordo come buono, saggio e giusto, troppo presto scomparso. Mi affiorano alla mente le immagini delle figure un po' all'antica delle sue sorelle e dei suoi fratelli. Zia Rina e zia Lena che mi offrivano una "griottada" (sciroppo di amarene) nella per me incantevole vecchia casa su più piani in via Piandellavalle a Mondovì, sormontata da una affascinante soffitta piena di misteri ai miei occhi di allora.
Mio padre faceva l'ingegnere e forse anche per questo, anni più tardi, ho scelto questo cammino di studi. Mio zio Giovanni a Cuneo era un rispettabile e affermato avvocato.
Ma la professione che, incondizionatamente, ammiravo di più era quella di zio Ernesto che, scapolo, viveva a Mondovì con le sorelle. Era vetturino della funicolare! A questo univa il fascino di una breve esperienza da partigiano ed era un appassionato ricercatore di funghi. Credo di essere entrato successivamente nel mondo funiviario anche per il ricordo delle numerose corse fatte con emozione insieme a lui nello scomparto di guida del veicolo della funicolare di Mondovì.
Mia madre aveva due sorelle suore: zia Nazarena insegnante di musica, piena di spiritualità e zia Romualda, infermiera, un pochino più dotata di senso pratico. Il loro padre era nonno Romolo, il solo nonno che ho conosciuto. Romano di nascita e di famiglia viveva a Genova, all'epoca cui risalgono i miei ricordi.
Un po' scapestrato, ogni tanto ne combinava una delle sue. Ricordo una volta, che preso improvvisamente dall'idea di vincere una fortuna al gioco, era stato recuperato da mio padre a Sanremo, dove aveva perso tutto al casinò.
Convinto ammiratore dell'epoca fascista era l'unica persona che avessi conosciuto da bambino che professasse apertamente tale idea. Io, nato nel 1946, nella mia mente ingenua, mi chiedevo spesso come avesse potuto affermarsi Mussolini, col solo sostegno di mio nonno, persona neanche tanto importante. Misteri della politica.
Ma cosa non si perdona a un poeta! Eh sì perché Romolo era soprattutto un poeta. Come scrive lui stesso nell'introduzione a quest'opera le poesie per bambini non erano proprio il suo genere usuale. Per quanto ricordo preferiva cantare belle donne, come Silvana Pampanini, di cui era grande ammiratore.
Eppure questo poemetto, che ho conservato con cura e con amore, mi sembra un gioiellino e lo pubblico con affetto. Potenza della poesia: più di sessanta anni dopo che è stato scritto mi commuove ancora e mi fa sentire il nonno vicino.

P.S. Capacità profetica dei poeti! Nella storiella si immagina che io provenga da un asteroide di nome Serenella e una volta giunto sulla terra ne mantenga il ricordo e lo cerchi in cielo con nostalgia. Ebbene, molti anni dopo che il poemetto è stato scritto e quando il nonno non c'era più, ho trovato la mia stella Serenella e siamo sposati  da più di quarant'anni!

Il nipote di Nonno Romolo, Pier Giorgio

Nessun commento:

Posta un commento