Alla "Sirena" Serena, mia moglie,che mi ha ammaliato
e felicemente incantato per una vita intera.
Leucosia
«Alle
Sirene giungerai da prima,
Che
affascinan chiunque i lidi loro
Con
la sua prora veleggiando tocca. »
(Omero.
Odissea XII, 52-54.
Traduzione
di Ippolito Pindemonte)
Una calda mattinata estiva. Erano solo le sei del mattino
quando Mario prese lentamente coscienza del suono insistente della sveglia.
Alzatosi e aperta la finestra l'aria si rivelò già calda e afosa. La camera era
rinfrescata da una piacevole aria condizionata che la sera precedente aveva
prudentemente regolata al minimo, ma aperte le imposte, invece di una piacevole
brezza mattutina era sorprendentemente entrata una ventata di aria calda. Mario
scese a fare una rapida e frugale colazione nella sala terrazza dell'hotel
Sirena, incontrandosi con gli amici e compagni di avventura.
Mario, sui quarant'anni, fisico asciutto, di statura medio
alta, con pizzetto nero, capelli scuri portati corti, era single.
Salutò con piacere il gruppo col quale si sarebbe immerso
oggi: un amico single come lui, Carlo e due coppie, già presenti a colazione:
Anna e Nando, Giuliana e Vito.
Quasi coetanei, erano stati suoi compagni di un corso di
immersioni a Torino, e conseguiti i relativi brevetti, amavano ora fare spesso
immersioni insieme, durante i periodi di vacanza..
Si salutarono rapidamente e, anche se ancora assonnati, si
scambiarono qualche battuta scherzosa, rimirando lo splendido spettacolo del
mare calmissimo che lambiva la costa del Cilento, su cui si affacciava la
balconata dell'Hotel.
Terminato rapidamente il caffè e la semplice colazione
preparata apposta per loro, ospiti così mattinieri, dalla gentile gestora
dell'albergo, risalì come gli altri in camera, prese l'attrezzatura e un
piccolo bagaglio, raggiungendo i compagni e salendo con loro su di un
furgoncino, che avevano lasciato parcheggiato nel garage dell'albergo..
Carlo si mise alla guida dicendo: "Oggi faremo
finalmente un'immersione al largo della punta di Licosa, luogo, secondo alcuni,
delle mitiche Sirene di Ulisse. Chissà se ne incontreremo qualcuna!".
Giunti a un porticciolo, poco più a Nord, si imbarcarono,
dopo aver indossato le mute, su di un gommone che un ragazzo del posto aveva
già preparato per loro.
Il giovane si diresse sul punto prefissato per l'immersione
e ancorò l'imbarcazione.
Indossata tutta l'attrezzatura, completa di bombole, uno a
uno, si gettarono in mare di schiena.
Attraverso le mute apprezzarono comunque la piacevole
frescura dell'acqua.
Il gommone era ancorato in prossimità di una parete rocciosa
che sprofondava nel blu.
Raggiunsero con una breve nuotata, spinti dalle pinne, il
punto stabilito per l'immersione. Pian piano, sgonfiando i giubbotti Gav
(giubbotti gonfiabili per regolare l'assetto di galleggiamento), si lasciarono
affondare lentamente sotto il peso dei piombi agganciati in cintura.
Intravidero presto la meta della loro immersione: una specie
di scala naturale, creata dal mare a circa trenta metri di profondità che man
mano scompariva negli abissi, fin dove giungeva lo sguardo.
Superato un branco di piccole e numerosissime castagnole che
pullulavano, quasi in superficie, scorsero alcuni saraghi e, scendendo
ulteriormente, sagome di dimensioni maggiori: ricciole, dentici e cernie
Raggiunsero presto una zona dove le rocce erano ricoperte da
coralli, e poco più sotto, una tettoia pietrosa, decorata con magnifici
parazoanthus gialli e arancioni frammisti a gorgonie rosse.
L'acqua era limpidissima. La parete, sotto la sporgenza,
proseguiva quasi verticale verso l'abisso più profondo. Una grossa murena
sporgeva la testa minacciosamente spalancata da una fessura in un masso. Il
gruppo si fermò un attimo fotografandosi a vicenda in quello spettacolo
affascinante.
Avvistarono anche una grossa cernia in posizione a candela,
che sembrava quasi essersi messa in posa per essere fotografata. Doveva essere
un animale esperto che si era ben reso conto che quel gruppo di subacquei non
era dotato di fucili ed era quindi innocuo. La sua esibizione fu ripagata da
una serie di scatti fotografici da parte di tutto il gruppo. Ormai erano poco
oltre i trenta metri di profondità.
Mario ebbe l'impressione di vedere un grosso dentice e,
dimentico degli altri, si immerse ancora più a fondo, inseguendo l'immagine
sfuggente. Il pesce si immergeva sempre più giù, con la coda argentea e lucente
in movimento sinuoso ed elegante. Ma no, non era un dentice! Incredibile!
Eppure… era proprio una Sirena! Bella e impossibile, ma inconfondibile con in
evidenza il busto femminile elegante e affascinante. L'oscurità abissale stava
quasi nascondendola alla sua vista, ma Mario la inquadrò nel potente fascio
della sua torcia, mettendo in evidenza le sinuose spalle e l'affascinante petto
con due seni dolci e incantevoli. Dove aveva già visto uno spettacolo così
meraviglioso? Ma certo Guendalina! Amore appassionato di una notte lontana, poi
misteriosamente improvvisamente scomparsa. Ma eccola lì, nuovamente e
imprevedibilmente alla sua portata. Il sangue del subacqueo si infiammò in una
vampata di desiderio, nell'ansia di abbracciare nuovamente Guendalina,
perdendosi in un incantevole atto d'amore ancora una volta con lei. Ma una
preoccupazione improvvisa attanagliò Mario: come fare all'amore con una Sirena?
Dove...? Mario si riproverò subito di questi pensieri tanto carnali, di fronte
ad una creatura così celestiale (o meglio, così acquatica , doveva piuttosto
dire?) Gli sarebbe bastato sfiorare i suoi capelli biondi e quegli amorevoli
turgidi capezzoli con uno sfuggente bacio per essere eternamente felice. Ecco
come mai era sparita! Era diventata miracolosamente una divinità marina!
Con emozione attivò, con la pressione di un dito sulla
maschera, l'avvio della registrazione dell'apparecchio video in essa
incorporata. Che fantastica ripresa avrebbe ottenuto!
Mario, dimentico di tutto, scendeva sempre più giù, senza
far caso agli allarmi del suo computer, che cercava di avvisarlo che aveva
abbondantemente superato la profondità di sicurezza e i relativi tempi di
immersione.
Neanche la torcia serviva più: l'incantevole Sirena emanava
ora una luce propria, nitida e sempre più invitante nel buio della profondità
del mare.
Ed ecco la sua dolce bocca si apriva in modo armonioso,
emettendo un canto ammaliante. Come era possibile sott'acqua? Eppure il nostro
sub ascoltava nettamente la incantevole voce di Guendalina che diffondeva la
melodia del classico che aveva
accompagnato il
momento magico del loro incontro, suonando a ripetizione sul suo giradischi
durante la loro indimenticabile notte di amore: "Stranger in the
night"; e Mario, in preda ad una profonda nostalgia e un rinnovato
desiderio infinito, si sentiva veramente uno sconosciuto che si aggirava solo e
sperduto nella notte, nel buio del mare, attirato dalla luce della sua amata,
come una falena dalla luce di una lampada.
Si sentiva inebriato, incapace di pensare ad altro se non al
desiderio di raggiungere la dolce creatura, così vicina. Troppo preso
dall'esaltazione dell'inseguimento della sua amata non si rese conto di essere
ormai preda di una ebbrezza da profondità, dovuta alla quota profonda,
oltretutto raggiunta troppo velocemente.
Il suo senso di esaltazione crebbe a dismisura, fino ad
arrivare ad uno stato di emozione tale da provocargli un violento affanno.
All'improvviso, immerso nella sua infinita estasi, perdette
i sensi.
La Sirena Leucosia (questo era il suo nome) finalmente
arrestò la sua discesa, si avvicinò a Mario, lo osservò attentamente e, per
esser sicura del risultato letale della sua azione, con mani esperte gli
sgonfiò completamente il giubbotto di galleggiamento, lasciando che fosse
trascinato dal peso dei piombi verso l'abisso. Quindi estrasse dal suo
marsupio, posto al confine fra la sua morbida pancia dall'aspetto umano e le
squame della coda, una specie di lavagnetta, cancellando il numero 998 e
scrivendo 999.
Ancora uno, pensò, e finalmente potrò andare in pensione!
Cosa che desiderava da quando quel furbastro di Ulisse, tanto tempo fa, le era
sfuggito, suscitandole gli aspri rimproveri dei suoi superiori: pare che quel
tipo fosse uno importante! Per colpa sua le avevano aumentato a dismisura il
numero delle vittime da raggiungere prima della sospirata cessazione della sua
attività! Bei tempi comunque allora! Gli uomini non si immergevano ancora
sott'acqua e non c'era tanto traffico di barche in superficie. Si poteva fare
il proprio mestiere di Sirene stando comodamente appollaiate su di uno scoglio,
catturando i passanti sulle rare navi, ammaliandoli col canto, senza timore di
essere scoperte.
Doveva confessare che Ulisse le era proprio piaciuto e anche
Mario non era poi così male! Ma cosa poteva farci se era nata Sirena?
Quindi pian piano, pur mantenendo il suo portamento
elegante, la parte superiore del suo corpo mutò: i suoi capelli divennero
bianchi e i seni avvizziti, rivelando una notevole età. Poi si ricoprì
completamente di squame, fino ad assumere nuovamente l'aspetto di uno splendido
dentice.
Leucosia mosse bellamente le pinne guadagnando quota, alla
ricerca della sua nuova e, finalmente, ultima vittima.
………………………………….
Dal giornale la
Stampa di Torino, sezione cronache, poco più di un anno dopo.
"Durante ricerche
archeologiche condotte in profondità sono stati
ritrovati al largo di punta Licosa, nel Cilento, i resti del sub
torinese Mario…., misteriosamente scomparso durante un'immersione poco più di
un anno fa e invano ricercato all'epoca, dopo la segnalazione dei suoi compagni
di immersione.
La maschera subacquea
conservava ancora una scheda micro SD con le riprese video effettuate nella sua
ultima tragica immersione. Dalle immagini pare che il sub si sia spinto
incomprensibilmente (dato che era esperto di immersioni) ad una profondità eccessiva
inseguendo une grosso dentice.
Il fatto inspiegabile
è che la colonna sonora della ripresa riporta, oltre allo sciabordio
dell'acqua, una nitida voce femminile che canta "Stranger in the
night".
Si è diffusa tra la
gente del posto la voce che si possa trattare del canto ammaliatore di una leggendaria
Sirena, che secondo le dicerie locali avrebbe frequentato la zona fin dal tempo
del mitico Ulisse!
Ma la spiegazione
reale è molto più semplice, anche se meno affascinante: Gli esperti, analizzata
la SD hanno concluso che si tratta di una traccia sonora precedente, non
completamente cancellata dalla scheda per un malfunzionamento
dell'apparecchio."