Introduzione all'appendice alla Trilogia
Erma di Paolo
"IL MOTIVO DI
QUESTA APPENDICE
Ho finito la mia trilogia! Sono finalmente pronto
a pubblicarla, soddisfatto ma stanco mi corico e immediatamente sprofondo in un
meritato sonno ristoratore.
Sono
uscito a passeggiare con il mio cane Iunta. Attraverso corso Montelungo e
arrivo alla mia amata area verde che oggi è avvolta in una fitta nebbia che mi
circonda con folate misteriose.
Il parco
è apparentemente deserto.
Ma
varcato l’ingresso mi appare, subito sulla destra, una statua. È un erma che
non avevo mai notato.
Sul
supporto di pietra, a sezione rettangolare, all’altezza del mio viso sorge la
marmorea testa del mio amico Paolo, che mi guarda severamente, con occhi
aperti.
Il capo,
nel colore bianco tipico della pietra di Carrara, è vivo, si muove con aria di
rimprovero. Il volto del mio amico è aggrottato in un severo cipiglio. Noto
appena che la sua barba , diversamente dal solito, è riccioluta e si estende
increspata fino alle orecchie. La bocca si apre solennemente e la statua
vivente pronuncia severe parole:
“Incauto!
Non solo hai osato scrivere una trilogia, ma la pubblicheresti senza il dramma
satiresco che deve completarla, trasformandola in una tetralogia, con una
finale catarsi[1]…”
La nebbia
comincia a turbinare, la statua scompare e io cado a terra svenuto.
Mi sveglio con un soprassalto dal sogno,
rendendomi conto che l’erma che in sogno ho identificato con Paolo altro non
era che quella di Eschilo che fa bella mostra di sé ai musei capitolini in
Roma.
Erma di Eschilo, Musei Capitolini
[1] Tetralogia insieme di 4 drammi, cioè 3
tragedie (trilogia) e un dramma satiresco, che nell’antica Grecia,
durante il 5° sec. a.C., ogni poeta doveva presentare all’agone delle feste
dionisiache. Scopo del dramma satiresco era stemperare gli animi commossi dalla
tragedia e rasserenare l’uditorio prima del congedo finale."
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