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venerdì 27 marzo 2015

Da "Cara porto fuori il cane" - Bogliasco

Finalmente sono arrivato a Bogliasco!

Marco scende dall’autobus e come un sonnambulo si dirige verso casa.

Ha sulle spalle lo zaino, un po’ sporco, anche i jeans sono mal ridotti. Ripensa all’incidente avuto prima in autostrada, poco dopo aver fatto rifornimento.
 Una ruota anteriore era scoppiata all’improvviso, probabilmente come conseguenza della precedente strisciata tra il camion e il guardrail.
Non era riuscito a controllare completamente il mezzo, che aveva sbandato verso l’ingresso di un’area di sosta. A malapena era riuscito a imboccare l’entrata della stessa, che l’auto era andata a schiantarsi contro la barriera che la delimitava lateralmente, fortunatamente senza grossi danni per lui. Il veicolo non era in condizioni di ripartire, ma non aveva voluto chiamare soccorsi. Si aspettava da un momento all’altro l’arrivo di minacciosi grossi autocarri con targhe polacche e strisce verdi. Dopo tutto la vettura era finita in una posizione tale da non ostacolare nessuno.
Ancor bene che fosse successo tutto proprio in corrispondenza all’entrata di quella zona di sosta! Constatò che era in grado di camminare senza grossi problemi e che aveva riportato solo qualche strappo ai jeans, nell’uscire dalla portiera, con la macchina semi incastrata contro la barriera. Aveva quindi preso lo zaino e rapidamente, quasi correndo, si era allontanato a piedi, fino a raggiungere una piazzuola di emergenza più avanti, dove aveva trovato un’auto ferma con il guidatore in procinto di ripartire.

Attirando la sua attenzione a gran voce e con ampi gesti, si era fatto portare fino alla stazione di servizio successiva, con la scusa che era rimasto senza gasolio, con il proprio mezzo
fermo alla piazzola precedente, evitando di aggiungere altro.
Non voleva insospettire il guidatore.

Sceso all’area di rifornimento, non aveva trovato nessuno diretto a Genova, disposto a dargli un passaggio; era riuscito, però, a farsene dare uno da un signore cortese che andava a Ovada. Gli spiegò, mentre questi finiva di fare il pieno, di avere la propria vettura in panne in autostrada e dover andare, per ricevere aiuto, a un posto di soccorso automobilistico che conosceva proprio in quella città.
Aveva raccontato di aver chiamato in precedenza l’officina, e che il titolare gli aveva consigliato, data l’ora ormai tarda, e dal momento che il veicolo non ingombrava l’autostrada, di farsi dare un passaggio fino a Ovada. Avrebbero poi provveduto al recupero dell’auto il giorno successivo.

Arrivati nella cittadina, fattosi lasciare a un incrocio, senza perder tempo a passare da nessun autosoccorso, si era incamminato verso la stazione ed era poi arrivato, via treno, a Genova Nervi, da dove aveva preso l’autobus per Bogliasco.

Marco tira fuori dallo zaino le chiavi, apre la porta ed entra in casa.

Qui non c’è un ripiano nell’ingresso in cui lui e Alice abbiano la consuetudine di posare la corrispondenza, come a Torino. Di solito usano a tal scopo il tavolo da colazione in cucina.

Marco, istintivamente, si dirige lì senza esitazioni, sicuro di trovarvi il messaggio con le nuove indicazioni. Non si chiede neanche come qualcuno possa essere entrato a lasciare un messaggio, ma è sicuro che lo troverà. Ecco infatti sul tavolo una grossa busta con sopra la scritta in stampatello:

“NUOVE ISTRUZIONI”.
Senza sorpresa la prende, la apre e legge: “Domani mattina, appena fa chiaro, prendi la tua barchetta e vieni alla secca dell’Isuela al largo di punta Chiappa.”


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