Pier Giorgio Graziano
Alcuni brani tratti da miei libri...e altro.
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domenica 25 novembre 2018
martedì 20 novembre 2018
lunedì 26 giugno 2017
sabato 10 giugno 2017
Sognando un congresso funiviario a Bolzano nel 2053 - Testo
Pier Giorgio Graziano
(nota per le clip animate vedi il post dallo stesso titolo
"video presentazione")
"video presentazione")
Questa mia esposizione è un piccolo racconto
di fantascienza funiviaria ambientato nel 2053 che vuole essere un omaggio
all’O.I.T.A.F., alla sede di Bolzano e contemporaneamente un invito allo
sviluppo tecnologico e alla collaborazione a tal scopo tra i vari costruttori
di impianti a fune.
Chiedo venia per la qualità amatoriale dei video-rendering presentati, in
quanto interamente realizzati da me, semplice cultore per hobby della materia (1).
Siamo in un giorno di
Giugno dell’anno 2053. Lo spettacolo offerto da piazza Walter è impressionante,
affascinante e commovente al tempo stesso.
In un lato della nobile
piazza, piena di storia e di memorie, spicca un’incredibile struttura dorata.
Un piedistallo altissimo a forma di calice supporta alla sua sommità una piattaforma,
apparentemente liscia. Su di un suo lato è maestosamente poggiata una cabina
completamente trasparente, dalla forma di uno splendente cristallo adagiato su
di un fianco.
La struttura della vettura
è armoniosa e la sua collocazione sulla alta e snella base di supporto non ne
lascia intuire l'effettiva gigantesca dimensione a chi l'ammira dalla piazza
gremita.
In realtà porta 300
persone distribuite su due piani, tutte comodamente sedute. La cabina non è
stata ideata solo per il tragitto, abbastanza breve, verso il vicino Monte
Virgolo, ma per numerose altre funivie, ben più lunghe, sempre molto
panoramiche, in corso di realizzazione un po’ in tutto il mondo. La loro
entrata in funzione seguirà a breve questa inaugurazione del nuovo impianto
dimostrativo di Bolzano.
La vettura è ora già piena
di partecipanti ansiosi di compiere il viaggio verso la nuova sede del
congresso, ma essi sono invisibili dall'esterno. Infatti, la superficie del
veicolo è ricoperta da microcelle che costituiscono un'infinità di piccoli
monitor-telecamere ad altissima definizione, ciascuna riproducente l'immagine
captata dalla cella posizionata sul lato opposto della struttura.
L'effetto è quello di
trasparenza della cabina e del carrello, in quanto lo spettatore che guarda
verso di esso vede quanto è dietro l'oggetto, che sia una nuvola o lo splendido
campanile del Duomo Maria Himmelfahrt. L’effetto trasparenza rende anche non
visibili la cabina superiore degli ascensori di accesso alle cabine, le funi e
le loro strutture di supporto e deviazione, lasciando senza apparenti ingombri
la sommità del maestoso calice.
La trasparenza però è
assoluta solo per alcune parti, mentre è volutamente leggermente attenuata per
la cabina, con un curioso effetto traslucido, che la fa apparire come un
cristallo luccicante, mascherando appena parzialmente la visione di quanto
posizionato dietro di essa.
Si sono appena conclusi
gli appassionati discorsi del segretario e del presidente al momento in carica
dell'O.I.T.A.F., che, dall’apposito palco, con immagini evidenziate sul
maxischermo posto alle loro spalle, hanno ricordato l'emozione di ospitare
nuovamente dopo tanti anni il congresso generale dell'associazione a Bolzano.
Le loro ultime parole hanno poi esaltato la meraviglia tecnica della funivia
sulla quale si apprestavano a salire, frutto dell'incredibile sviluppo
tecnologico ottenuto dalle principali ditte funiviarie di tutto il mondo, di
cui questo incredibile oggetto rappresenta il risultato di una finalmente
proficua raggiunta collaborazione universale, rispondendo positivamente alla
richiesta lanciata in merito dall’O.I.T.A.F. nei precedenti congressi.
Finiti i discorsi, mentre
i due oratori salgono a bordo, la gente che occupa tutta la piazza osserva con
attenzione le immagini dei precedenti congressi che appaiono sul maxischermo,
in attesa della partenza del veicolo.
Ma ecco, finalmente la
funivia si mette in moto per il suo viaggio inaugurale, realizzando il nuovo
collegamento col Monte Virgolo, già raggiunto in passato da impianti storici.
Gli spettatori distribuiti
su tutta la piazza hanno l'impressione di vedere improvvisamente e
miracolosamente alzarsi dalla piattaforma il veicolo di cristallo
semitrasparente, che si libra in aria e comincia il suo viaggio verso la meta
del Monte, sede del nuovissimo e imponente centro che ospiterà il congresso.
La folla, impressionata al
partire del veicolo si gira seguendolo, alzando improvvisamente le braccia
verso l’alto e agitandole ritmicamente in segno di ammirazione e di entusiasmo.
Possiamo vedere la scena
In realtà la cabina sembra
“volare” in quanto non è possibile vedere il sistema delle "funi"
portanti, che sostengono il "carrello", né l'anello di fune traente,
che trascina il veicolo, entrambi realizzati in super kevlar plus
Questo nuovo materiale
costituente le funi, in continuo sviluppo tecnologico è stato finalmente
portato, dalle ricerche sviluppate proprio per la realizzazione di questo
impianto, a caratteristiche meccaniche superiori a quelle dell'acciaio.
L'altissima resistenza a trazione è stata ottenuta esaltando le caratteristiche
isotropiche delle fibre che compongono la sostanza: esse reagiscono a uno
sforzo di trazione, compattandosi e innalzando sempre di più la loro
resistenza, all'aumentare dello sforzo cui sono sottoposte.
Non dobbiamo avere però
nessun timore per la sicurezza del volo aereo. Anche se le funi sono invisibili
emettono un chiarissimo segnale captato in modo ben evidente dagli appositi
semplici, ma efficientissimi dispositivi montati oggi obbligatoriamente su ogni
tipo di velivolo pubblico o privato. Accurata sperimentazione ha anche
evidenziato che tale segnale è percepito, in modo non disturbante, dai
volatili, che evitano l’impatto con le parti dell’impianto.
Se fosse possibile vedere
il carrello, salterebbe all'occhio di ogni osservatore la mancanza di ruote.
Una delle importanti innovazioni tecnologiche di questo gioiello è, infatti,
quella di aver sostituito le classiche ruote rotanti con pattini a forma di semi
tubo in technotene, materiale resistente quanto l'acciaio, ma dotato della
capacità e flessibilità necessaria per adattarsi alla curvatura della fune
portante, assecondandola per non creare nessun punto di appoggio o deviazione
puntuale sulla stessa.
Una breve scheda video
dimostrativa evidenzia le particolari caratteristiche di questo materiale.
In pratica il pattino è
estremamente robusto nella sezione trasversale all’asse della fune su cui
appoggia, trasmettendo in maniera efficace e sicura il peso della cabina alla
struttura del carrello, ma si comporta in maniera flessibile nel senso della
direzione della fune portante assecondandola e adeguandosi perfettamente alla
sua curvatura.
La parte interna del semi
tubo costituente ciascun pattino è rivestita di antifrictiolene, materiale dal
coefficiente di attrito prossimo allo zero e contemporaneamente ad alta
resistenza all'abrasione, anche al passaggio sui cavallotti.
Il nuovo, rivoluzionario
materiale usato per il rivestimento, è stato sviluppato e testato appositamente
per questo progetto. È una sostanza porosa, i cui microrganismi, realizzati per
nanotecnologia, producono un sottile velo d'aria tra il materiale stesso e
l'appoggio sottostante, creando un effetto simile a quello dei veicoli a
cuscino d'aria.
L'anello dello sviluppo
tecnologico dopo millenni si è finalmente compiuto: dopo il passaggio dallo
strisciamento radente ad alto coefficiente di attrito, al sistema volvente a
basso coefficiente di attrito con l'invenzione della ruota, si è tornati allo
strisciamento, con coefficiente di attrito pressoché nullo.
Appena il materiale viene
messo in movimento la superficie di questa sostanza assorbe aria e la espelle
dalla superficie perpendicolare al movimento stesso.
Alla stazione a monte è
entrato in funzione il silenziosissimo sistema di trazione a base
antigravitazionale, ridondato per sicurezza da un azionamento a campo
magnetico.
Il primo sistema è
infondo, in modo nuovo e innovativo, un ritorno all'antico, ai primordi della
storia funiviaria: gli impulsi gravitazionali inviati alle due vetture dal
sistema permettono, infatti, di alleggerirne una fino a renderne il peso
addirittura nullo, e di appesantire l'altra al valore voluto. In questo modo si
ottiene un effetto analogo a quanto realizzato sulle vecchie funicolari ad
acqua: La vettura in discesa viene resa più pesante di quella in salita pur
carica, fino a metter in moto l'impianto per gravità.
Ecco un breve video dove, per semplicità, ho illustrato il
sistema usando come veicoli le simpatiche immagini del logo O.I.T.A.F. di
questo congresso. Gli impulsi gravitazionali inviati alle vetture sono indicati
in rosso in figura.
Ma torniamo alla piazza:
in un angolo seminascosto della stessa due anziane figure, con un portamento
nobile, ma un po' curvo, assistono commosse alla scena. Sarebbero stati tra i
primi invitati d’onore a dover salire sulla vettura per il primo viaggio, ma
hanno preferito ritardare il loro arrivo al congresso, per assistere a questa
scena dal punto di partenza a valle, confusi con la popolazione di Bolzano, per
condividerne da vicino le emozioni del momento.
Sono Martin Leitner e
Markus Pitscheider, rispettivamente Presidente e Segretario Generale
dell'O.I.T.A.F. al tempo del primo congresso a Bolzano dell'organizzazione, nel
lontano 2017.
Chi li osservasse molto da
vicino riuscirebbe a scorgere sulla fierezza dei loro volti, il leggero solco
lasciato da una furtiva lacrima di commozione.
Ed ecco una breve clip che ci permette, con una lente di ingrandimento, i due personaggi, in quel
momento di commozione.
Bolzano, Giugno 2053
(1) Un ringraziamento
al hotel Stadt da una finestra del quale ho potuto scattare la foto della
piazza utilizzata per il video.
Sognando il congresso funiviario O.I.T.A.F. del 2053, a Bolzano - Video presentazione
Trattandosi di un video di discrete dimensioni, pur molto compresso rispetto all'originale
per renderlo accessibile online, i tempi di caricamento possono essere piuttosto lunghi.
Per la descrizione delle scene vedi il post con lo stesso titolo - "testo".
mercoledì 4 gennaio 2017
Tito e il pellicano
Ecco l'incipit della fiaba dedicata a mio nipote:
Pelly
Tito sta nuotando
felice in piscina.
Muove le braccine e
le gambotte nell'acqua trasparente, sorretto dalle mani della mamma e lancia
gridolini di gioia.
Ma all'improvviso si
sente un dolce tintinnio di campanellini e sul bordo della piscina appare un
buffo animale. È bianco, con alcune penne nere sulle ali e con uno strano e
grosso becco giallo sul muso. Si regge su due zampe gialle palmate. È molto
grande, almeno così appare a Tito.
Sorride gentilmente,
batte leggermente una zampa a lato della piscina, sollevando una nuvoletta di
polvere scintillante che prima lo circonda e poi ricade lentamente in acqua e
sul bordo della vasca, mentre si sente nuovamente il dolce suono di piccole
campane.
Lo strano ma
simpatico uccello sembra emettere luce, sottolineando la propria magia.
Parla, e tutti lo
capiscono chiaramente, anche Tito che finora aveva imparato ad amare il suono
delle parole senza però riuscire ancora a comprenderle bene. Ma si sa, la magia
è MAGIA!
"Ciao, sono
Pelly, il pellicano: Laura, permetti che faccia fare un giretto al tuo
figlioletto?"
Tito lancia una serie
di urletti di gioia e approvazione e mamma Laura, inaspettatamente convinta
dalla magia, solleva tra le braccia Tito e lo porge dolcemente a Pelly. Per
incantesimo il bambino è improvvisamente asciutto e vestito con il suo
completino arancione.
Il pellicano apre
delicatamente il grosso becco, lasciando che Laura sistemi comodamente il
piccolo nella morbida cavità che forma la parte inferiore della capace bocca.
Tito si accomoda con
la testolina che sporge a guardare in fuori.
Pelly, tenendo
sollevata con attenzione e delicatezza la parte superiore del becco apre le ali
e prende con attenzione il volo. Si solleva dal bordo della piscina e fa un
paio di giri nella sala prendendo quota e lasciando dietro di sé la scia di
polvere magica luccicante.
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lunedì 17 ottobre 2016
Timbuktu, capitolo aggiunto all"Autobiografia di un quattrozampe" nel Settembre 2016
Settembre
2016
Le sembra di uscire da un lungo
sonno.
Ma dove si trova?
Avverte un senso di benessere e
serenità che da tempo aveva dimenticato. Stesa comodamente su di una sabbia
fine ed accogliente si lascia cullare dalla sensazione del piacevole risveglio,
circondata da una leggera nebbia che roteando pian piano si dissolve.
Ed ecco la scena ora è chiara: è
sdraiata su di una bella spiaggia dorata. Da un lato la spiaggia è lambita da
un fiume o da un lago. Le sfumature tendenti al verde delle acque trasparenti
le fanno pensare a un corso d'acqua dolce, piuttosto che al mare.
Dal lato opposto, dopo un certo
spazio, inizia un bel prato costellato di alti alberi con foglie dai colori
tendenti a sfumature rosse e gialle, che le ricordano stranamente la sua amata
Piazza d'Armi nello splendore dei colori autunnali.
Sorpresa Iunta si alza di scatto
sulle quattro zampe guardandosi intorno incuriosita, chiedendosi dove mai sia
arrivata. Ma è presa da un'incontenibile senso di euforia. Come faceva da
giovane si mette all'improvviso a correre all'impazzata sull'arenile
percorrendo traiettorie circolari sempre più veloci.
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Finalmente, dato pieno sfogo
all'improvviso impulso, mi fermo e penso:
Ma da dove mi è venuto questo improvviso entusiasmo? Finalmente mi
rendo conto che qualcosa è cambiato: mi sento in perfetta forma, i polpastrelli
che tanto mi avevano tormentata ultimamente, non mi danno più alcun fastidio.
Il noioso senso di prurito diffuso è scomparso, come il doloroso gonfiore ad un
occhio. Mi sembra di essere ringiovanita di colpo.
Dal prato un magnifico Schnauzer
gigante si dirige con passo maestoso ma festevole verso di me
No! Non è possibile! È proprio
Rolph, il mio idolo di quando era cucciola, da tempo scomparso. Incede nella
mia direzione. È bellissimo nel suo lucido colore nero. Forse è solo una mia
impressione dovuta all’emozione del momento, ma sembra quasi essere
semitrasparente ed emanare una brillante luce propria.
Rolph mi si avvicina
scodinzolando, dicendo: "Benvenuta a Timbuktu[1],
Iunta!"
"Rolph, ma sei proprio
tu?" rispondo automaticamente felice.
Poi mi rendo conto che sia Rolph
che io abbiamo "parlato".
"Ma...parliamo?" chiedo
titubante.
"Si certo, qui parliamo
tutti" replica tranquillamente il mio amico.
Presa da un improvviso dubbio
provo a lanciare una serie di abbai di gioia e sollevata mi rendo conto di
esserne ancora capace, provocando un sorriso divertito al mio interlocutore.
Ma ecco che Rolph lancia un
ululato di richiamo e un potente fischio (è capace anche di questo). Dopo
qualche momento, come per miracolo, pian piano dagli alberi spunta in
successione una serie di cani.
Io, felice e commossa riconosco
una serie di amici: Cleopatra, la maestosa mastina napoletana, che da
giovane avevo sempre considerata
capobranco con Rolph, Penelope, lupoide compagna di tanti giri insieme in
Piazza d'Armi, Dolly pastora tedesca, una delle mie più care amiche, la bionda
Golden retriever Kelly, il
"macho" Tom, mastino americano, che ora, contrariamente al suo solito
sembra andare d'accordo con tutti, il massiccio corso Ike, e tanti, tanti
altri, fino alle carissime Luna e Faloo, compagne inseparabili un tempo della
mia cara zia Elena.
Tutti sfilano davanti a me,
manifestando con saluti, abbai, grugniti di gioia o strofinate di naso il loro
caloroso benvenuto. Sono tutti in perfetta forma, nella loro migliore età. Non
posso che sorprendermi nel vedere la bellezza tipica del fiore degli anni, di
chi avevo conosciuto solo quando aveva
già un'età avanzata, come Faloo.
Poi tutti cominciano a vociare ed
abbaiare all'unisono, creando una gran confusione.
Finalmente capisco che stanno
proponendo di fare un pic nic sulla spiaggia per completare i festeggiamenti.
"Ma come facciamo? Non vedo
nulla da mangiare e nessuno che cucini." chiedo io, un po' preoccupata.
"Tranquilla" rispondono
in molti, sorridendo divertiti. E assumono un'aria concentrata. Dopo un attimo
compare davanti a loro ogni ben di Dio. A chi appare un cosciotto di pollo fumante,
a chi un grappolo di würstel, ad altri una bella bistecca e ognuno comincia ad
assaporare con gusto la sua porzione.
Rolph vedendomi sbigottita mi
spiega: "Sai qui basta concentrarsi e pensare intensamente a qualcosa di buono, per farlo apparire realmente
davanti a te. Prova!
Io mi impegno a pensare a una
bella e profumata porzione di baccalà alla vicentina (di cui ogni tanto mi
allungavano qualche pezzetto) e questa compare! L'assaggio senza esitazione e
non mi sorprende il fatto che sia squisita.
Cleo si accorge che ho sete e
batte con aria esperta una zampa su di un sasso della spiaggia, facendone
sgorgare uno zampillo di acqua fresca e dissetante che bevo con voluttà.
Il sole appare al tramonto e
riflessi rosati rendono ancora più incantevole la sabbia dorata. Pian piano la
luce comincia ad affievolirsi e io, stanca per tutte le nuove emozioni, mi
allungo sdraiata sulla spiaggia, contenta e sazia ma un profondo senso di
malinconia comincia a mescolarsi alle mie altre sensazioni felici del momento,
sensazione forse indotta anche dalla particolare luce crepuscolare. Mi assale
il desiderio di vedere i miei padroni, far loro le feste, sentirli vicini a me.
Faloo sembra leggermi nel
pensiero, mi si accosta e mi sussurra con voce tenera e rassicurante: "Non
temere: i nostri padroni ci raggiungeranno un giorno, come è già successo a
tanti miei amici. E poi c'è sempre
la...televisione.
Mi sento rassicurata, ma prima
che io possa replicare chiedendo cosa c'entri la televisione in tutto questo,
siamo interrotte dall'avvicinarsi di un'altra cagnetta dall'aria dolce, che non
avevo notato prima. In qualche modo mi assomiglia anche se ha un colore
biondo-marroncino. Non mi sembra di conoscerla, ma mi risulta molto simpatica.
Mi dice: " Scusa, tu sei
Iunta, vero?"
"Sì certo, ma ci
conosciamo?"
"Tu non mi conosci, ma io
sì. Sono Birba, la cagnetta dei tuoi cari amici Ninni e Adriana, e ti ho visto
spesso in televisione."
L'idea di conoscere finalmente
Birba, che avevo spesso sentito nominare dai suoi padroni mi riempe di gioia,
ma poi penso:
e dagliela con la televisione, qui sono tutti fissati con questa idea?
Rispondo sorpresa, ma con
dolcezza e il garbo che mi ispira comunque il suo atteggiamento affettuoso:
"Ma io non credo di essere
mai apparsa in televisione!"
Birba e Faloo appaiono divertite
dalla mia affermazione. Birba replica:
" Per televisione qui non
intendiamo quello che pensi tu! Seguimi a casa mia e ti spiegherò meglio."
Visto che intanto si è fatto buio
saluto tutti, ringraziandoli per la graditissima accoglienza e mi avvio verso
gli alberi seguendo la mia nuova amica Birba. Arriviamo presto a una graziosa
piccola casetta di legno, dove entriamo, spingendo una porticina oscillante.
L'ambiente è piccolo ma simpatico ed accogliente, con un divano, un tappeto
messo sopra un pavimento in parquet, un paio di accoglienti brandine per cani e
un angolino con pavimento in cotto, dove spicca una bella ciotola d'acqua che attira
subito la mia attenzione: il baccalà era buonissimo ma un po' salato, come del
resto lo avevo desiderato, e ora ho una gran sete. Birba se ne accorge e mi fa
un cenno di accostarmi alla ciotola.
Bevo con piacere a sazietà e non
mi stupisco (dopo le precedenti esperienze) notando che il livello d'acqua
resta invariato per quanto beva.
Poi imito Birba, sedendomi sul
tappeto posto davanti al divano, rivolte entrambe verso un bel caminetto.
Birba assume un atteggiamento
concentrato, simile a quello assunto prima da tutti per richiedere il cibo
desiderato.
Nello spazio vuoto del caminetto,
spento, appaiono inizialmente dei piccoli lampi di luce intermittente e quindi
lentamente si forma un'immagine tridimensionale. È una specie di ologramma che
mostra le care sagome di Ninni e Adriana seduti a tavola con il cane Ugo vicino
a loro. Birba, visibilmente commossa spiega:
"Vedi questa è quello che
qui chiamiamo televisione. Ci
permette di vedere cosa fanno i nostri cari e sentirci vicino a loro."
Poi aggiunge:
"Così ti ho visto tante
volte quando eri con loro, e mangiavi i pezzetti di fagiano che ti dava Adriana
o quando giocavi con Ninni in Francia. Ed ora vedo il caro Ugo. Sono così
contenta che abbiano di nuovo un cane che li riempe di affetto!”
"Ma che bella casa che
hai!" dico, anche per spezzare l'eccessiva emozione del momento.
La mia nuova amica replica:
"Come forse avrai già
capito, qui basta desiderare un oggetto e questo si realizza. Io ho voluto
questa casetta con un divano e un tappeto replica di quelli di casa mia dai
miei e una cuccia per me ed una per eventuali ospiti.
Dormi da me stasera e poi domani,
se vuoi, potrai organizzare la tua, con la tua televisione."
Sono stanca e accolgo volentieri
l'invito e sistematami comodamente sull'accogliente cuccia e mormoro:
"Che bel posto
Timbuktu!"
Birba annuisce convinta e prima
di addormentarsi serenamente mi sussurra
che Timbuktu è il nome che io ho scelto, ma mi spiega che molti usano nomi
diversi per questo bel luogo.
Anche il suo aspetto è percepito
in modo diverso dai vari soggetti, a seconda della sensibilità di ognuno. Molti
umani, che aveva conosciuto in precedenza e che ha rincontrato qui le hanno
raccontato percezioni diverse: chi si immagina di passeggiare su di un delicato
mare di nuvole, chi di camminare facilmente su di un calmissimo oceano, dove
tutte le abitazioni sono bellissime barche ondeggianti lievemente sullo stesso.
Pian piano mi immergo in un sonno
ristoratore pieno di uno strano miscuglio al tempo stesso di nostalgia del
passato e felicità per il presente e per le gratificanti promesse del futuro.
[1]
Timbuktu, nell’omonimo romanzo di Paul Auster è il posto dove Willy, il padrone
del cane Mr Bones afferma si ritroveranno un giorno. Dopo la scomparsa di Willy
Mr Bones sogna di raggiungerlo là. Vedi la copertina del libro e il testo relatvo a Timbuktu cui
si è ispirato Paul Auster a seguire.
Copertina del libro di Paul Auster citato:
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Timbuktu (composed by Karl Jannuska & lyrics by Sienna Dahlen)
There's a place
So I've been told
Where the sand
Is made of gold
And spirits roam free
While dandelions sing
The universe speaks
To you
They say the road
Is long and hot
True or faux
No matter what
We'll live out our days
The afterlife way
Together in
Timbuktu
I’m frolicking
In fantasy
Dreamers dream
Eternally
When you truly believe
That love is the seed
You'll never leave
Timbuktu
I am frolicking
In fantasy
Dreams becomes
Reality
will see you again
Where this world ends
A new life begins in
Timbuktu.
https://karljannuska.bandcamp.com/track/timbuktu
C’è un posto
Così mi è stato detto,
Dove la sabbia
È dorata
E gli spiriti vagano liberi.
Mentre denti di leone cantano
L'universo parla
A te.
Si dice che la strada
È lunga e difficile
Vero o meno,
Non ha importanza,
Vivremo i nostri giorni
Seguendo i modi dell’aldilà
insieme in
Timbuktu.
Sto scherzando
Con la fantasia
I sognatori
Eternamente sognano
Quando crederai veramente
Che l'amore è il seme
Non lascerai mai
Timbuktu
Sto scherzando
Con la fantasia
E i sogni diventano
Realtà
Ti rivedrò.
Dove finisce questo mondo
Una nuova vita comincia a
Timbuktu.
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