Un piede dopo l’altro, e poi ancora il successivo…cammino senza meta, senza motivo e senza fretta, cammino in una città deserta, per viali vuoti, circondati da palazzoni tutti uguali. Dove vado? Non lo so. Sono in preda a un profondo senso di angoscia.
Poi sento l’impulso di alzarmi più in alto, per avere una visione più ampia e cercare di capire meglio la situazione. Sono sicuro di sapere come si fa, basta concentrarsi. Fisso la mia mente su questo pensiero e con naturalezza comincio pian piano a levitare, alzandomi dal suolo inizialmente di soli pochi centimetri, poi a poco a poco sempre di più.
Sono a livello dei primi piani degli edifici che mi circondano… dei secondi. Dopo tutto è facile, basta non distrarsi. Lentamente raggiungo la cima degli alberi del viale alberato che sto percorrendo e poi, sempre più su, oltre il livello del nono piano dei palazzi. Vedo i tetti degli edifici. Di qui non ho più dubbi: La desolazione di questo mondo e la mia solitudine sono assoluti e senza rimedio.
Non sto volando dolcemente, in modo piacevole e appagante come un uccello o un aliante, sto banalmente e tristemente semplicemente levitando. Infatti continuo a camminare in modo monotono, un passo dopo l’altro, muovendomi in avanti, in posizione eretta, ma contemporaneamente guadagnando quota.
Ma perché la città è vuota? Perché tutti mi hanno abbandonato? Per quale motivo sono solo? Qual'è la causa di questa desolazione? Chi sono e cosa posso fare ormai?
Assalito da un’improvviso senso di disperazione, perdo il controllo e precipito rovinosamente, schiantandomi al suolo.
Da un trafiletto di giornale sulla Stampa di Torino, il giorno successivo:
“Dramma della solitudine. Anziano pensionato, in preda da tempo alla depressione, si suicida gettandosi dal nono piano, dall’appartamento dove viveva solo.”
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